In 34 anni di lavoro mi sono spesso chiesta come poter spiegare quale fosse il mio motore ultimo nella professione che mi sono scelta.
COS’E’ CHE CI FA ESSERE ANALISTI?
COSA E’ CHE CI MUOVE?
Dentro di me è sempre stato chiarissimo. Così chiaro che a volte mi sono dimenticata di chiedermelo.
Non ero mai riuscita, però, a poterlo spiegare fuori da me.
Adesso lo so fare.
Lo so fare grazie ad un approfondimento di Lacan, uno degli psicoanalisti più dififcili da leggere in assoluto.
Voglio condividere con voi questa mia illuminazione.
Lacan ci dice che, nelle professioni sanitarie (medici, infermieri, fisioterapisti…), così come in quelle maieutiche (insegnati, educatori…), vi è un DESIDERIO di base.
Il desiderio del medico è quello di GUARIRE, o di far guarire, se preferite.
Il desiderio dell’ insegnante è quello di ISTRUIRE.
Il desiderio del pedagogo è quello di EDUCARE.
Cioè, ognuna di queste figure ha una DOMANDA: si aspetta, cioè, un esito finale specifico, c’è un’attesa SUL paziente/cliente/allievo.
♻️La professione dell’analista è SENZA DESIDERIO.♻️
Nell’analisi, la GUARIGIONE è un sovrapiù, un effetto collaterale.
Secondo Lacan, l’effetto terapeutico NON è perseguito dall’analista.
L’analista NON istruisce, NON dice come comportarsi, NON dice come si deve fare.
L’analista NON SI ASPETTA NULLA DAI SUOI PAZIENTI. NON cerca di conformare la vita dei suoi pazienti a degli ideali normativi.
♻️Il DESIDERIO DELL’ANALISTA è quello di produrre un DESIDERIO NUOVO.♻️
Per Lacan, la NEVROSI è quella malattia che conforma il soggetto alla domanda dell’altro.
Questa conformazione può evidenziarsi in modo oblativo (nella nevrosi ossessiva, ad esempio) o in modo oppositivo, disdittivo (ad esempio nell’isteria).
Nella NEVROSI non c’è accesso al desiderio, perché c’è una prevalenza della domanda.
Il lavoro dell’analisi, il DESIDERIO DELL’ANALISTA, è fare in modo che il soggetto, il paziente, si soddisfi nell’avere un PROPRIO DESIDERIO.
Il DESIDERIO NUOVO non è la replica di un desiderio dell’altro, anzi, è ciò che separa il soggetto dal desiderio dell’altro.
Si diventa, cioè, SOGGETTI, persone, individui (nel senso di soggetti individuati).
Il lavoro analitico rende possibile una RIPARTENZA, rimette in vita il DESIDERIO.
L’ANALISTA è un oggetto che rende possibile un nuovo incontro da cui si produce SOGGETTIVITA’.
E’ importante NON sovraccaricare il paziente delle nostre domande, delle nostre aspettative. Il voler far bene è spesso una controindicazione alla cura.
L’analista deve imparare a reggere l’angoscia (dell’impotenza, dell’inefficacia, della preoccupazione della condizione di sofferenza del suo paziente…).
Il lavoro dell’analisi è la disgiunzione del desiderio del soggetto dalla domanda dell’altro.
In psicanalisi il TRANSFERT è l’elemento trasformativo.
Per Lacan la prima molla che scatta, però, è il TRANSFERT NEGATIVO.
Questo accade perchè l’analista è ESSERE, mentre il paziente è ancora MANCANZA DI ESSERE (il paziente che ha mancanza e dipendenza).
L’analista rappresenta quell’alterità che non si può distruggere e richiama quella madre-bambino.
In quell’alterità iniziale vi sono l’amore e l’aggressività.
L’amore per chi ci dà cura, e l’aggressività verso chi ci produce dipendenza.
Il riconoscimento dell’alterità è ciò che produce sopravvivenza.
L’esperienza analitica è un NUOVO INCONTRO in cui un ESSERE senza DESIDERIO (L’ANALISTA) aiuta la MANCANZA DELL’ESSERE (IL PAZIENTE) a trovare e sviluppare il PROPRIO DESIDERIO.
Questo processo conduce al riconoscimento del Sè e dell’alterità, senza dipendenza nè aggressività.