Quante volte capita di formare la nostra coppia con qualcuno pensando, poi, di poterlo/a fare cambiare nella direzione che noi desideriamo?
Pigmalione scolpisce la sua statua e la trova così bella da innamorarsene. Per questo chiede ad Afrodite, dea dell’amore, di poterla animare in modo da poterla sposare.
Ma Galatea chi sarà dentro? Spesso, scegliere qualcuno da cambiare è dettato dalla nostra necessità di sentirsi un maestro, un Pigmalione appunto, così da placare la nostra paura dell’abbandono.
Finché l’altro dovrà essere “plasmato” perché non indipendente o imperfetto avrà bisogno di noi. E noi potremo sentirci sicuri. Ecco che abbiamo fatto una scelta sulla base del bisogno e non del desiderio. In realtà non abbiamo scelto l’altro in quanto tale, perché ci piace com’è, ma perché ci permette di correggerlo, di renderlo adeguato al nostro modello. Così facendo, oltre a costruire relazioni patologiche, rendiamo l’altro inanimato, gli togliamo l’essenza. Vogliamo che lui/lei siano ciò che noi ci aspettiamo.
Naturalmente, se ciò non accade, ci sentiamo frustrati e abbandonati; riceviamo una ferita narcisistica che ci farà sentire non amati.
Scegliamo, sempre, l’altro non perché lo sentiamo PERFETTO per noi ma perché lo sentiamo QUASI PERFETTO. In quel QUASI sta tutta l’alterità. E anche tutto l’amore.
L’immagine è un quadro di Botero.