Il costrutto centrale di una coppia aperta è che il rapporto tra i partner NON è esclusivo e che ognuno dei due può avere rapporti sessuali con terze persone.
Viene, però, riconosciuto il rapporto tra i due come un rapporto di coppia che, quindi, si differenzia dai tipi di relazione che vengono agiti e vissuti con altri.
La coppia poliamorosa, invece, è concorde sul fatto che l’apertura ad altri significhi la possibilità di amare contemporaneamente più partner. In questo caso viene meno l’esclusività emotiva che è data per acquisita nella coppia aperta.
Da alcuni recenti studi pare che la soddisfazione emotiva dei partner non dipenda dal tipo di coppia di cui fanno parte quanto piuttosto dalla soddisfazione sessuale.
Altri lavori evidenziano invece quanto la necessità di una coppia aperta sia legata ad un limite nello stile di attaccamento di uno o entrambi i partner.
Alcune persone non sono emotivamente in grado di reggere niente che comporti una routine (lavoro, abitazione, amori, etc…) Gli individui con uno stile di attaccamento insicuro-evitante si sentirebbero tranquillizzati da una coppia aperta perché questo permette di mantenere più larghe le maglie della relazione, così come di essere più sicuri non trovarsi mai da soli.
Alcune persone, poi, possono sopportare il tradimento pur di non rischiare l’abbandono.
In ogni caso, perché una relazione aperta funzioni deve SEMPRE essere una scelta di ENTRAMBI i partner ed in nessun caso deve esere la scelta di uno solo dei due.
I due debbono oltre essere certi di non crearsi costruzioni fantasmatiche sul senso dell’intimità che il compagno o la compagna stabiliscono con la terza persona e non devono temere la compromissione della coppia principale.
Ognuno, inoltre, deve essere in grado di reggere l’idea che l’altro abbia una parte di vita sia emotiva che sessuale che resterà sempre sconosciuta, nonostante venga esplicitamente dichiarata. Insomma, la coppia deve essere molto solida e le regole debbono essere stabilite a priori e rispettate.
Naturalmente è importante, quando affrontiamo argomenti di questo tipo, astenersi completamente da valutazioni morali ma riferirsi solo a studi clinico-scientifici.
La biologa e antropologa Helen Fisher sostiene che la scelta monogamica è una scelta evolutiva e non sociale.
In parole povere, la sopravvivenza della specie è più facilmente ed efficacemente garantita dedicandoci ad un partner alla volta (anche nei rapporti sessuali finalizzati alla riproduzione).
Nella nostra specie, poi, le cure parentali devono proseguire per molti anni prima che il cucciolo d’uomo si renda autonomo.
Questo prevede una dedizione esclusiva alla cura della prole che è più funzionale se è esclusiva anche la coppia.
In uno studio del 1986 di Rubin e Adams, in un follow up a 5 anni con coppie aperte, la maggior parte di esse era ancora insieme anche se il tasso percentuale di separazioni era più alto rispetto al gruppo di controllo.
Il livello di soddisfazione della relazione, invece, era simile.
Nel 2006 il sito Ophra.com lanciò negli USA un sondaggio online da cui si evinse che il 14% degli uomini e il 7% delle donne aveva una coppia aperta.
Qui il limite è, ovviamente, la scelta del campione.