L’EFFETTO ALONE. Cos’è?
L’effetto alone è quel meccanismo per cui si attribuisce alla persona la caratteristica o la qualità (positiva o negativa) di una sola parte di essa.
Ad esempio, un bell’aspetto tende a indurre nell’altro l’idea che la persona di bell’aspetto sia anche una “bella persona”.
Al contrario, una persona di aspetto sgradevole viene spesso percepita come una “brutta persona”.
Ecco perché questo effetto si chiama ALONE: l’ALONE di una caratteristica investe l’intero individuo.
La comprensione di questo meccanismo ci fa capire quanto il presentarsi in un certo modo possa avere importanza in determinate situazioni come, ad esempio, un colloquio di lavoro o quando si ha il ruolo di leader di un qualche gruppo.
Per la verità, sebbene l’effetto alone non si presenti davvero sempre, infonde quasi ogni momento della nostra vita anche privata.
Anche se non ce ne rendiamo conto, ogni volta che interagiamo con qualcuno, tendiamo ad essere investiti da questo effetto e a percepire l’altro in reazione a quale sia il suo aspetto fisico o a come si presenta. Per questo motivo è sempre importante affiancare una riflessione cognitiva alla sensazione “istintiva” che riceviamo d’ impatto e che, spesso, è orientata dai nostri bias cognitivi.
L’EFFETTO ALONE è stato definito per la prima volta nel 1920 da Thorndike, uno psicologo statunitense, a seguito di alcune sue ricerche sulle gerarchie militari.