L’ Accademia della Crusca definisce così questo fenomeno:
“Comportamento di chi decide di interrmpere bruscamente e senza spiegazioni una relazione (per lo più sentimentale ma anche di amicizia o lavorativa) e di scomparire dalla vita della persona con cui si intrattiene la relazione, rendendosi irreperibile.”
TO GHOST in inglese significa “muoversi some un fantasma, di nascosto, di soppiatto”.
Da un punto di vista psicologico, quello del GHOSTING è un comportamento aggressivo, infantile, immaturo, che nega l’esistenza dell’altro.
In un GHOSTER vi è una totale mancanza di empatia verso l’altro (ci sono infatti spunti narcisistici) al punto che la psicologia tende ad inserire questo tipo di comportamento nel punto di i ntersezione tra diverse psicopatologie.
La chiusura brusca di una relazione, sparendo, senza permettere nè offrire una spiegazione, un chiarimento, è spesso legato all’apprendimento di comportamenti di evitamento agiti fin dall’infanzia, spesso in conseguenza di richieste di accudimento del bambino eluse dai genitori o, addirittura, dalla preenza di genitori abusanti o maltrattanti.
Una relazione primaria di cura elusiva innesca nel bambino il timore dell’abbandono.
Questo stile relazionale appreso in tenera età tenderà ad essere ripetuto e a permeare tutti i successivi rapporti.
Quanto più ci si avvicina, all’interno di una relazione adulta, ad una intimità profonda, tanto più il legame si farà solido, tanto più il ghoster riattualizzerà la sua paura abbandonica e, nel timore di essere abbandonato, abbandonerà lui per primo.
Nell’esperienza del ghoster manca quella dei rapporti paritari.
Per lui/lei le relazioni si declinano esclusivamente secondo un binario dipendenza/assenza. I ruoi sono congelati. Emotivamente non gi è possibile spostarsi dal ruolo di aiutato a quello di aiutante e vc.
Non appena la relazione con l’altro diventa intima, profonda, reale, il ghoster si sentirà in pericolo.
La sua risposta immatura e regressiva scatterà quasi in automatico, ed gli attuerà una implacable e inesorabile risposta di abbandono senza appello. Abbandonare è l’agire un tentativo di controllo della propria sofferenza.
In una relazione amorosa sono visibile al partner dei segnali di allontamento. Non vengono, però, immediatamente interpretati come prodromici all’abbandono vero e proprio, anzi, il partner del ghoster proverà a spiegarsi quella distanza con circostanze, episodi, difficoltà concrete dell’altro e della relazione.
La coscienza dell’essere stato abbandonato non è immediatamente accessibile e, a volte, serve del tempo per mettere a fuoco che, invece, è proprio così.
Nelle persone capaci di dialogo e confronto, mature, è ovviamente difficile prevedere, ipotizzare, ma anche credere, che l’altro, che fino a proco tempo prima c’era, possa scomparire con la stessa immediatezza e repentinità dello spegnimento di un interruttore.
Chi subisce il ghosting, subisce una ferita profondissima che ha a che fare con i bisogni primari dell’essere umano:accudimeno, empatia, appartenenza, accoglienza, autostima.
La vittima tende a colpevolizzarsi dell’abbandono non riuscendo a mettere subito a fuoco che ciò che ha subito è, invece, semplicemente l’ultimo atto in una sequenza temporale di una coazione a ripetere.
Paradossalmente, anzi, l’abbandono da parte del ghoster è il segno dell’approfondimento e della veridicità della relazione che produce un’initmità che il ghoster percepisce come minacciosa e fa l’unica cosa che sa fare: se ne va.
Nella relazione primaria tra il futuro ghoster e le sue figure di riferimento parentale, il bambino non ha altro strumento – perché gli altri sono adulti e, dunque, più forti di lui- che la fuga e la strutturazione di una personalità fortemente disturbata in senso autodistruttivo o in senso relazionale.
In epoca tecnologica, poi, dove le relazioni umane viaggiano molto anche su canali virtuali (telefono, internet, social, whatsapp etc.) il fenomeno del ghosting può diventare ancora più evidente e violento.
La vittima può, infatti, essere veramente “cancellata” dall’altro nell’impedimento della sua stessa esistenza.
Cosa può fare il ghoster?
I Ghoster soffre, in realtà, di no n trovare ma la scarpa- relazionale- per i suo piede, percependo una importantissima insicurezza e solitudine di fondo.
Se, quando prende consapevolezza di questo – e, in questo caso è già un ghoster “evoluto” che, comunque, ha un contatto col suo sè profondo- può comnciare a fare ciò che si deve fare SEMPRE ogni volta che si voglia uscire da una posizione nevrotica.
La nevrosi, di ogni tipo, è il luogo dell’indifferenziato dove il qui ed ora si sovrappone e confonde col passato, dove il /la partner è anche il padre o la madre o magari è anche tutti i partner precedenti e così via.
Il Ghoster deve IMPARARE A DISTINGUERE.
Imparare a distinguere significa cominciare a VEDERE L’ALTRO.
Significa che, se anche il partner ha alcune caratteristiche di persone del nostro passato (del resto siamo tutti esseri umani e, per questo, simili) è, SEMPRE, una PERSONA DIVERSA dalle precedenti.
Così come non ci sogneremo neanche di pensare che tutte le persone con gli occhi azzurri siano un’unica persona, così dobbiamo imparare a distinguere che la’ltro, seppure con alcune caratteristiche comuni a nostri precedenti incontri (gli occhi celesti) ha COMUNQUE UN ALTRO VOLTO, UN’ALTRA STORIA, UN’ALTRA ANIMA.
Differenziare e riconoscere
E’ il primo ed indispensabile passo per l’uscita da una vita nevrostica, infelice, guidata da inconsapevoli coazioni a ripetere.
L’altro indispensabile e, direi addirittura precedente, passo è quello di INTERESSARSI ALL’ALTRO.
Il ghoster è spesso compulsivamente interessato a farsi conoscere, nella quasi disperata sperimentazione di vedere se la’ltro lo “regge”, lo vuole, è capace di contenerlo o lo scaccia, come hanno fatto i genitori poco accudenti.
Interessarsi all’altro, nel senso di sperimentarlo, domandare, farlo raccontare, chiedergli come sta, osservarlo agire, condividere nelmodo meno proiettivopossibile è la conditio sine qua non è possibile spostarsi dalla posizione di ghoster.
Se il ghoster riesce a FIDARSI e a cominciare ad entrare in un contatto veramente empatico con l’altro da sè, farà un’importante esperienza trasformativa che lo libererà dalla sua angoscia di abbandono e dal suo schiacciante senso di irreparabile solitudine.