Proust diceva :”Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati”
L’uomo, essere cosciente e senziente, ha da sempre e sempre avrà paura della morte e della malattie. A volte la paura riguarda l’individuo stesso, a volte le persone a lui care.
Nei tempi moderni la scienza ha molto progredito permettendoci di vivere più sani e più a lungo. Questo traguardo ci ha dato l’illusione di una onnipotenza o, comunque, di una bassa vulnerabilità.
Questa percezione può dare sia una sensazione di grande sicurezza che il terrore folle di ammalarsi andando ad aumentare il numero delle persone che soffrono di PATOFOBIA e di IPOCONDRIA. Non mi soffermo sulla IPOCONDRIA che è la certezza di avere delle malattie dalle quali invece, non si è affetti. Voglio dare spazio piuttosto alla PATOFOBIA, disturbo enormemente aumentato alla comparsa del Covid-19. PATOFOBIA La persona patofobica ha il terrore di avere o di contrarre una SPECIFICA MALATTIA. Il patofobico ha paura di avere o poter contrarre una specifica malattia.
Qualunque segnale, sintomo o sensazione anomala che arriva dal corpo viene interpretato come un preoccupante sintomo. Tale preoccupazione si trasforma velocemente in un pensiero ossessivo che impedisce il normale svolgimento della vita della persona . La differenza tra un ipocondriaco e un patofobico è che l’ipocondriaco ogni giorno teme/pensa di avere una malattia diversa mentre il patofobico si fissa su una patologia specifica. La presenza di una situazione pandemica come quella che stiamo vivendo a causa della presenza del virus Sars-cov 2 dirotta l’attenzione del patofobico sul Covid-19.
Nessuno, o quasi, dei normali comportamenti della persona diventa più possibile; compare il terrore di uscire e di avere contatti con gli altri, spesso anche con i propri familiari; nessun dispositivo protettivo (mascherine, disinfettanti etc) viene percepito come abbastanza sicuro; si instaurano comportamenti ossessivi di disinfezione, pulizia, trattenimento del respiro, cambio degli abiti, lavaggio delle mani etc. che, però, NON tranquillizzano la persona.
La percezione profonda è quella di non avere una zona sicura neanche all’interno del proprio appartamento per cui il patofobico vive in una costante situazione di ansia, di angoscia e di allarme. Questo allerta sempre attivo nutre i comportamenti fobico-ossessivi che si autorinforzano. Tipicamente il patofobico tende a mettere in agito dei comportamenti disfunzionali tipici: *Cerca di scacciare il pensiero preoccupante
Ovviamente questo tentativo non avrà successo perché cercare di scacciare un pensiero ossessivo ( e dunque sempre presente) è esso stesso un comportamento ossessivo che riporta la mente alla preoccupazione. *Tende a non fare accertamenti medici Paradossalmente, siccome l’accertamento medico potrebbe confermare la presenza della malattia temuta, viene scansato qualunque contatto col medico. La possibilità che un controllo clinico possa fugare ogni dubbio non viene considerata. *Ne parla continuamente e a tutti nel tentativo di chiedere e trovare aiuto. Naturalmente anche questo rinforza il pensiero ossessivo che resta sempre presente.
Come si tratta la patofobia? Vi sono diverse possibilità di trattamento della patofobia. Di fondo, però, bisogna tener conto che si tratta di un disturbo d’ansia. In questo senso, qualunque trattamento volto a ridurla tende a portare giovamento. La persona patofobica ha un estremo bisogno di rassicurazione. Il problema è che non è possibile fornirgliela usando SOLO il canale comunicativo razionale. Parlando di Covid-19, ma anche di ogni altra malattia, è evidente che non esiste il rischio zero, che è ciò che il soggetto vorrebbe invece sentirsi dire. Una base di pensiero razionale e di conoscenza della malattia temuta sono, però, parte essenziale dell’approccio.
Per questo motivo si stimola la persona a fare TUTTE le domande che gli vengono in mente, anche quelle di cui si vergogna, e gli si danno TUTTE le risposte SENZA minimizzare né amplificare ma utilizzando un principio di realtà. Si può agire anche attraverso l’insegnamento di tecniche di rilassamento (ad esempio il training autogeno) che permettono una buona gestione dell’ ansia e il controllo delle sue manifestazioni sia somatiche che psicologiche.
Le tecniche di rilassamento si apprendono facilmente frequentando lo studio dello psicoterapeuta anche per poco tempo e sono uno strumento che poi resta a disposizione della persona. Diciamo che ci permettono una relativa soluzione veloce. Abbassare i livelli di ansia, anche se solo sintomaticamente, permette alla persona di riprendere il controllo su alcuni spazi della sua esistenza che creano un circolo virtuoso, spezzando quello vizioso entro cui il soggetto si era trovata prigioniero.
Ho parlato di “relativa” soluzione perché, se una persona sviluppa una patofobia significa che, di base, ha probabilmente una personalità ansiosa. Probabilmente si sente generalmente insicura, tende a cercare mantenere il controllo di tutto ciò che gli capita intorno (relazioni comprese), tende ad iperreagire a ciò che gli succede oppure ad esserne completamente distaccata. In buona sostanza, la patofobia può essere solo la punta di un iceberg che si è mostrato nel momento in cui nell’ambiente è accaduto qualcosa che ha rotto gli equilibri patologici ma compensati dell’ individuo. Il virus SARS- cov2 è stato un elemento di rottura della nostra quotidianeità, modificando i nostri comportamenti sia privati che pubblici che interiori.
In una struttura di personalità fragile (per età o per struttura di personalità, o per momento specifico della vita) può provocare l’emergere di un disturbo psicologico che non va sottovalutato. E’ importante, oltre al lavorare attraverso i due strumenti appena citati – razionalizzazione/conoscenza e terapia dell’ansia- prendere in carico TUTTA la persona e non solo il suo sintomo. Per questo motivo, una psicoterapia psicodinamica è sempre indicata. Attraverso di questa, infatti, si riesce a lavorare non solo sul disturbo e sui sintomi del momento, ma si lavora CON la persona per fornirgli gli strumenti di cambiamento necessari a far si che possa non sviluppare nuovamente una reazione patologica ad un qualche altro accadimento stressante possa capitargli nel corso della vita.